Continuano le attività della nostra “Hip Hop high school”, senza dimenticare l’aspetto psicologico del progetto.
Prima dell’inizio dei laboratori, quotidianamente ci confrontiamo con i ragazzi per provare a comprendere le difficoltà che affrontano.
Come si può facilmente immaginare, la vita di un bambino o di una bambina di Gaza è segnata da numerosi eventi potenzialmente traumatici: non solo i bombardamenti, ma anche l’estrema povertà, i numerosi casi di abusi domestici, l’assenza del lavoro e di un welfare state capace di arginare il proliferare di comportamenti dannosi per la salute dei bambini e un sistema pedagogico ancora incentrato sulla violenza come mezzo educativo.
Per facilitare l’espressione delle difficoltà dei ragazzi, siamo partiti dalla fiaba “Help your dragon with anxiety”, un libro che tratta, attraverso la storia di un draghetto pauroso, i temi dell’ansia, le conseguenze che porta e alcune idee su come affrontarla. In particolare ci ha permesso di indagare le paure dei ragazzi, che sulla scia degli esempi del libro si sono sentiti liberi di esprimersi e confrontarsi non solo sulle loro paure ma sulle modalità che loro stessi adottano per cercare di trasformarle. Come oggi ci ha infatti spiegato il nostro psicologo Alberto Mascena “la paura è come il fuoco, se la tocchi ti fai male, se impari a governarla, puoi portare la sua energia dentro di te”.
Vogliamo condividere con voi solo alcune delle riflessioni che riteniamo rappresentative e che non hanno mancato di farci stupire.
Quando abbiamo chiesto ai bambini di riprodurre con la voce un suono che fosse riconducibile alla paura, ci aspettavamo di sentire il suono di una bomba. La maggior parte di loro ha invece riprodotto il fischio che ne precede l’arrivo piuttosto che l’esplosione stessa. Il rischio di poter essere un bersaglio dei bombardamenti rappresenta uno stress maggiore, per evidenti motivi.
Accanto ai suoni non sono mancati anche i colori da abbinare alla paura e un colore che ci ha stupito è stato il bianco, il colore dei certificati scolastici, di quell’istituzione che dovrebbe rappresentare un ambiente sicuro, ma che in realtà è luogo in cui l’educazione passa attraverso la violenza, con quelle che un tempo erano le classiche “bacchettate”.
Sarà anche per questo motivo che i ragazzi, di noi, hanno apprezzato la possibilità di poter parlare ed esprimersi liberamente, considerandoci come degli amici, senza stress o alcuna paura che potesse farli bloccare o farli sentire giudicati. E’ stato forse anche grazie a questo che oggi abbiamo avuto l’ingresso di tre nuove bambine che insieme agli altri ragazzi, citando il nostro rapper Oyoshe, si sono sentite uguali tra di loro, trovando nell’aggregazione lo stimolo e l’impulso ad esprimersi.
Oggi, insieme, hanno scritto questa strofa che vi traduciamo qui di seguito:
Io non ho paura, ma non dormo
Sono forte come un leone
L’amore su di me è come una tunica
Il nostro vestito è un esempio di amore
E l’animale che più ci rappresenta è l’orso
E’ rock, è l’hip hop
Osservo tutto come davanti al computer
Ma scrivo il rap con la penna
E voglio dipingere con il pennello la Palestina
Perchè l’hip hop mi fa sentire magnifico