30.7.2019 – Striscia di Gaza

La Libertà, anche in un inferno come Gaza, può covare sotto la cenere, può avere percorsi carsici, può muoversi lenta ma inesorabile come la lava ma prima o poi viene fuori anche nelle forme più inaspettate.


Basta una goccia, un alito di vento. A volte il beat è un detonatore, tutto ciò di cui la calma apparente ha bisogno per trasformarsi in forza e bellezza e spazzare via i limiti e le barriere che alle comunità vengono imposte o che talvolta si autoimpongono.

Ma la Libertà non sempre viene da sola, talvolta va ricercata e richiede un duro lavoro. Può stare nel fragore delle masse o nei grandi gesti. Ma stupisce ancora di più quando invece è coltivata nel solco delle piccole cose.

Piccole solo se paragonate alla dura realtà a cui la vita costringe i bambini di Gaza. Cosa può fare l’Hip Hop per alleviare le sofferenze di un bambino costretto a vivere intercluso all’interno di un muro senza acqua corrente, abituato all’energia elettrica intermittente, ai bombardamenti, alla povertà, al dolore e ai traumi che inevitabilmente un territorio martoriato come la Striscia gli pone davanti quotidianamente? Forse potrebbe sembrare un palliativo di qualche ora, il trastullo di un ragazzo costretto a crescere troppo velocemente, magari un’evasione.

O forse, come abbiamo immaginato, può essere non solo il supporto necessario per affrontare quella durezza ma può andare oltre, può riuscire a creare nuove forme di socialità via via sempre diverse ma che parlano un linguaggio comune universale?
In definitiva, può l’Hip Hop a Gaza cambiare per sempre la vita di questa e delle future generazioni?

Ci basta pensare che l’ha già fatto in altre parti del mondo, partendo da situazioni molto diverse di disagio e povertà.

Come lo sappiamo? L’abbiamo letto chiaramente negli occhi dei ragazzi che oggi ci hanno dato una mano a rendere accogliente il posto in cui si svolgeranno tutte le attività del progetto Gaza is Alive. Lo abbiamo chiaramente letto in ogni goccia di sudore sgorgata per ripulire il giardino e la struttura, in ogni sorriso durante i lavori di sistemazione, nelle pause a base di breakdance e in qualche rima improvvisata in lingue dalle fonetiche così diverse.

C’era tutto questo e tanto altro ancora in questa giornata di duri lavori preparatori. Come abbiano fatto un rapper napoletano, un ballerino franco-algerino, dei breakdancer gazawi e l’umanità varia che ha attraversato quell’edificio della Striscia di Gaza a ballare insieme, cantare insieme, provare a chiudere rime in strofe improbabili rimane parte di quella magia, non sappiamo spiegarvelo fino in fondo ma sappiamo che, se questo è stato solo un assaggio, ci aspettano grandi cose.

Le bombe, la violenza e la disperazione possono trasformarsi in speranza, fratellanza e in duro lavoro per raggiungere obiettivi che talvolta sembrano impossibili.

Abbiamo ancora addosso sudore e stanchezza ma siamo pronti alle sfide che ci aspettano domani mattina.

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